SANTA MARIA MADDALENA

La chiesa di Santa Maria Maddalena è stata edificata, in stile tardo gotico, ai primi del ‘600, probabilmente come ampliamento di una struttura più antica.
Conta tre navate, scandite da quattro eleganti pilastri, e nove arcate in trachite rosa.
Al suo interno sono presenti le statue lignee di Sant’Eufemia, San Biagio e San Luigi dei Francesi.
Il culto di quest’ultimo è legato all’antica presenza a Lollove delle monache del terzo ordine di San Francesco.
La chiesa dispone anche di una casa parrocchiale.

LOLLOVE TRA STORIA E LEGGENDA

Per ricostruire la storia di Lollove è necessario fare un tuffo nel passato tra vecchi volumi, misteriose leggende e arcaiche tradizioni tramandate oralmente.
La prima di queste narrazioni racconta di un antico villaggio di nome Selene da cui avrebbe avuto origine, in età medievale, il borgo che oggi conosciamo come Lollove.
Proprio in età medievale Lollove era uno dei numerosi centri abitati che costellavano le sponde dei corsi d’acqua che attraversavano quest’angolo di Sardegna. Ma uno dei pochi ad arrivare fino ai giorni nostri.
Durante l’epoca giudicale il villaggio si trovava al confine del regno di Gallura, mentre la vicinissima Nuoro faceva già parte dei territori del giudicato di Torres.
In seguito, durante il conflitto sardo-aragonese, entrambi i paesi (insieme a quasi tutte le altre comunità dell’Isola) passarono sotto il controllo dell’Arborea prima della sconfitta di quest’ultima e dell’instaurazione del dominio catalano-aragonese.
Nel XV secolo la villa faceva parte del marchesato di Oristano e dunque si ritrovò implicata nell’ultima rivolta medievale dei sardi contro i dominatori stranieri quando Leonardo Alagon, discendente dei regnanti d’Arborea, tentò una sollevazione che assunse i connotati di una guerra di liberazione.

Si dice che Lollove sia vittima di una maledizione: alcune monache francescane penitenti di stanza nel monastero del paese, accusate di avere avuto relazioni carnali con alcuni abitanti, lasciarono il villaggio con queste parole: «Lollove as a esser chei s’abba ‘e su mare: no as a crescher nen parescher mai!» [Lollove, sarai come l’acqua del mare, non crescerai né mostrerai (di crescere) mai!]. Il piccolo centro barbaricino che nelle diverse epoche aveva avuto, a seconda del periodo, dai 25 ai 400 abitanti, oggi sopravvive con solo poche decine di residenti gettando una luce obliqua su questo racconto.
Nel 1857 divenne frazione di Nuoro e nel secolo successivo fu lo scenario in cui Grazia Deledda ambientò il suo famoso romanzo La madre, edito nel 1920.
Oggi, i suoi viottoli, i suoi 15 abitanti, le sue casette basse coi muri di pietra, e quell’atmosfera da paese sospeso ai confini di un tempo che sembra scorrere più lentamente, lo rendono un luogo unico, di una bellezza controversa e forse, in qualche modo, arcana.

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